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Il prolasso pelvico è uno dei problemi ginecologici femminili più diffusi. Consiste nella discesa degli organi pelvici, come utero e vescica, attraverso la vagina, a causa dell’indebolimento del pavimento pelvico che li sorregge e li mantiene in posizione.

L’importanza dei muscoli pelvici ci impone di porvi attenzione fin da giovani, per ridurre, con il passare degli anni, la progressiva e inevitabile perdita di tonicità, sensibilità e controllo del pavimento pelvico e il conseguente prolasso degli organi che sorregge. Leggi anche: il pavimento pelvico. Conosciamolo meglio.

Abbiamo affrontato questo argomento con l’equipe medica dello Studio Medico Emme, specializzato nella cura di questo problema ginecologico. In particolare grazie all’esperienza della Dott.ssa Emanuela Mistrangelo, Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia e Ostetricia, specializzata in uroginecologia e nello studio delle disfunzioni pelviche che mette a disposizione delle pazienti dello Studio Medico Emme, un innovativo sistema brevettato per la riparazione del prolasso pelvico in chirurgia vaginale.

CHE COS’è IL PROLASSO VAGINALE?

Il prolasso è la discesa degli organi pelvici attraverso la vagina.

Le cause sono multiple e i principali fattori sono i parti complicati o sforzi fisici prolungati nel tempo con conseguente allentamento dei legamenti e indebolimento dei muscoli che li sostengono. Al prolasso pelvico la ginecologia attribuisce grado dallo 0 al IV grado dove il IV grado descrive il caso più grave di prolasso vaginale e quindi di fuoriuscita dell’organo.” Ci spiegano.

Esistono diversi tipi di prolasso, a seconda dell’organo interessato:

  • Il prolasso uterino si verifica quando l’utero scivola all’interno della vagina.
  • Il prolasso della vescica si manifesta invece quando la vescica scende verso la parete anteriore della vagina.

  • Il prolasso dell’uretra si verifica quando l’uretra, che trasporta l’urina dalla vescica, scivola contro la parte inferiore della parete vaginale anteriore.

  • Il prolasso del retto o talvolta dell’intestino si verifica quando l’ultimo tratto dell’apparato gastroenterico spinge e deforma la parete vaginale posteriore.

QUALI CONSEGUENZE PER LA DONNA?

“Nei primi stadi il prolasso è pressoché asintomatico. Nei casi più severi il prolasso vaginale può dare peso perineale, sensazione di ingombro vaginale o di massa fuoriuscente dai genitali esterni, talvolta dolore a livello lombare nonché problemi di svuotamento vescicale, incontinenza urinaria e difficoltà di svuotamento del retto” ci spiega la Dott.ssa Emanuela Mistrangelo.

COME Può AIUTARE LA CHIRURGIA?

In passato, spiega la Ginecologa, “non esistevano tecniche che sospendessero l’utero quindi si optava quasi sempre per l’isterectomia (la rimozione dell’utero). L’isterectomia viene molte volte proposta anche oggi, sottovalutando il forte impatto psicologico sulla donna.” Ma la chirurgia non è la prima soluzione: “la chirurgia  deve essere lasciata come soluzione finale di un percorso riabilitativo, anche diventa inevitabile nei prolassi di terzo o quarto grado, soprattutto quando la donna ha una vita sessuale ancora attiva”.

NUOVE TECNICHE DI CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA PELVICA

“Oggi esistono nuove tecniche che ci permettono la sospensione dell’utero anche nei casi di IV grado. Si tratta di un’operazione chirurgica affrontabile totalmente per via vaginale, senza necessità di anestesia generale e i cui tempi operatori sono molto ridotti.

L’ operazione, che permette la sospensione dell’utero, della vescica e anche di retto e intestino, è molto semplice e prevede un’incisione vaginale che ci permette di raggiungere i legamenti profondi che abbiamo nella pelvi, i legamenti sacrospinosi” spiega la Dott.ssa. “Il sostegno di questi legamenti ci permette di conservare l’utero attraverso una piccola retina che avvolge la vescica e va a sostenere gli organi pelvici, senza accessi laparotomici”.

L’INTERVENTO

Si tratta di un intervento non particolarmente invasivo spiega la Ginecologa. “La ripresa della paziente è abbastanza rapida ma va posta particolare attenzione alla ripresa funzionale della vescica e del retto. Spesso infatti possono esserci problemi di ritenzione di urina perché la vescica si trova in una posizione diversa e sottoposta a nuovi gradienti pressori.”

LA RIPRESA

Dopo i primi 15 giorni di attenzione e riposo è possibile riprendere le normali attività quotidiane, anche quelle sportive privilegiando sport in acqua e in generale sport che non richiedano troppa pressione addominale come il pilates e lo yoga.”

C’è IL RISCHIO CHE IL PROBLEMA SI RIPRESENTI?

“Il rischio di recidiva è variabile, stimato circa del 20%. Non si tratta comunque di una recidiva immediata ma è possibile, soprattutto se si corregge un solo compartimento, che vi sia il prolasso del compartimento non trattato (se si corregge un prolasso vescicale non è escluso che in futuro possa comparire un nuovo prolasso del retto). La riabilitazione perineale è comunque importantissima per mantenere i risultati intatti nel tempo.

Questo articolo è in collaborazione con lo Studio Medico EMME di Genova.